Uno degli effetti maggiormente evidenti del lockdown è l’isolamento sociale, che ha interessato famiglie e bambini. Se è vero che ai bambini diversamente abili era stata data la possibilità di continuare a frequentare la scuola, è vero anche che la maggioranza delle famiglie ha preferito non usufruire di tale opportunità, percependo il proprio bambino come particolarmente fragile e a rischio di contagio. Le famiglie con un bambino disabile, la maggioranza dei quali nelle nostre scuole è affetta da disturbo dello spettro autistico, hanno così rinforzato le proprie dinamiche di chiusura e di sfiducia verso il mondo esterno, trovandosi sole a gestire un compito di crescita avvertito come gravoso. Al rientro a scuola, inoltre, in alcuni bambini si è acuita la fragilità emotiva e comportamentale presente prima della pandemia ed in generale è aumentato il divario di sviluppo tra i compagni, a motivo delle differenti risorse familiari di cui hanno potuto disporre nella pandemia. Il personale scolastico si trova per questo in difficoltà nel gestire l’integrazione di un sempre maggior numero di alunni diversamente abili e più in generale fragili e con il bisogno di sviluppare sguardi e strumenti nuovi. A fronte di svantaggi, le misure del lockdown hanno obbligato le famiglie a non uscire nel comune, passeggiare nei boschi e nei parchi, entrare in contatto con le piccole attività commerciali rimaste aperte. Famiglie abituate a vivere il paese solo come luogo in cui dormire, hanno potuto così entrare in contatto con il verde e con la mentalità di un commercio fatto di persone e relazioni. Alcuni negozianti sono così diventati per i bambini i più conosciuti degli sconosciuti, l’adulto attraverso cui uscire dalla percezione di un mondo contaminante, attraverso cui rompere il guscio e re-investire su un percorso di distacco e crescita. La pandemia ha reso attuale e sempre più importante un principio appartenente al passato: la crescita dei bambini è responsabilità della comunità e non può essere fatta dai genitori in solitudine. I negozianti, infragiliti dalla pandemia, possono così sentirsi e diventare risorse attente ai bambini e, grazie alle relazioni, continuare la propria attività. Creare, grazie ai bisogni portati all’evidenza dalla fragilità, disabilità (in particolare i disturbi dello spettro autistico) e/o di condizione di vita (tra cui quella pandemica) dei bambini di 0-6 anni, strategie educative comunitarie a beneficio di tutti (del bambino/a, della famiglia, del territorio).La novità dell’approccio consiste nel mettere in relazione differenti fragilità(di sviluppo, ambientali, create dal lockdown) con il pensiero che possano essere reciprocamente di sostegno e generative di una nuova vitalità. Il progetto segue una modalità di sviluppo che parte dalla piccola realtà interna, cerca all’esterno relazione, confronto, crescita e arriva ad abitare il territorio. Una modalità che auspichiamo possa essere quella di ognuno di noi in uscita dal lockdown.



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INTESA SANPAOLO SpA
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